Light Look Shoot: la luce come strumento narrativo nel ritratto fotografico
In qualità di Direttore Creativo per la produzione di immagini e spot dei brand Bluespirit e D’Amante – parte del Gruppo Morellato & Sector – ho guidato un progetto sviluppato in più giornate di shooting, con l’obiettivo di creare contenuti visivi capaci di valorizzare i loro gioielli attraverso ritratti fotografici e video.
Nel ritratto, la luce non è solo tecnica: è emozione, controllo e visione. È l’elemento invisibile che definisce ciò che si vede. In questo progetto, la costruzione delle immagini è nata proprio da lì: dalla luce. Dura o morbida, diretta o diffusa, ogni fonte è stata calibrata per accarezzare i volti e guidare lo sguardo, senza mai imporsi. Il risultato è un equilibrio misurato tra atmosfera ed estetica, tra intensità e delicatezza.
Ogni immagine nasce dalla volontà di raccontare una persona, in questo caso il ritratto è un mezzo per mostrare il prodotto di gioielleria nella sua dimensione e dinamica sul corpo. Il ritratto, per me, è un incontro. E come ogni incontro richiede tempo, ascolto, adattamento. Ho lavorato per creare uno spazio che fosse non solo visivamente coerente, ma anche funzionalmente fluido: luci montate per consentire variazioni rapide, fondali essenziali ma duttili, una struttura aperta a reinterpretazioni in tempo reale.
Il progetto è stato pensato per combinare due esigenze: un’identità visiva forte per il cliente e una ricerca personale che desse valore all’immagine anche al di là della committenza. Non voglio mai che uno scatto appaia generico, replicabile. Deve avere una sua impronta, qualcosa che lo renda riconoscibile anche fuori dal contesto commerciale per cui è stato creato.
Un processo di costruzione, mai di routine
La preparazione ha giocato un ruolo fondamentale. Lo shooting non parte mai con la fotocamera: inizia con la lettura del brief, l’analisi del pubblico, la definizione del tono estetico. In questo caso, la sfida era quella di trovare un punto di equilibrio tra il glamour e la naturalezza, tra una fotografia di moda e un ritratto autentico. E il punto di partenza è stato sempre lo stesso: la luce.
Ho voluto lavorare con una combinazione di luci principali e riflessi secondari, usando diffusori selettivi per creare profondità senza appiattire. I volti sono stati illuminati con sorgenti morbide e dure ma sempre direzionali, capaci di valorizzare le forme senza annullare le texture. Ombre leggere sono rimaste visibili per mantenere una sensazione di tridimensionalità. Il risultato è stato un effetto scolpito ma naturale, dove nulla è lasciato al caso, ma tutto sembra spontaneo.
Durante lo shooting, ogni decisione – da un cambio di angolazione a una piccola variazione nella posa – è stata presa in funzione della coerenza visiva. Il controllo in tempo reale tramite tethering ha permesso un’analisi continua, frame dopo frame. È uno strumento tecnico, certo, ma è anche uno spazio di confronto tra me, il team e il soggetto stesso. Permette un feedback diretto, un aggiustamento immediato, una co-creazione più fluida.
Dettagli, materiali, pelle: tutto è superficie da raccontare
Una delle caratteristiche principali di questo shooting è la resa materica. La luce è stata progettata per rivelare, non per nascondere. La texture della pelle, la lucentezza dei gioielli, il movimento di un tessuto o la curva di uno zigomo – ogni dettaglio è emerso con precisione, ma senza diventare freddo. C’è una volontà estetica che guida ogni inquadratura: trasmettere una sensazione, non solo una forma.
Anche il lavoro sulla post-produzione ha seguito questa logica. Niente effetti artificiali, nessuna patina di irrealtà. Solo ritocchi minimi per valorizzare il risultato ottenuto in fase di scatto. La fedeltà al reale è una scelta consapevole. Non voglio un’immagine patinata, voglio un’immagine precisa.
Il video: movimento e atmosfera
In parallelo alle fotografie, è stato realizzato anche uno spot video. Non si tratta di un contenuto accessorio, ma di una parte integrante del progetto. Il video racconta lo stesso universo visivo con un linguaggio diverso: il movimento, la colonna sonora, il ritmo del montaggio amplificano la relazione tra luce e volto, tra immagine e identità.
Girato direttamente sul set fotografico, lo spot mantiene la stessa coerenza estetica. La regia ha seguito un approccio discreto, concentrandosi su micro-gesti, dettagli visivi e sguardi. L’obiettivo non era spiegare, ma evocare. Creare un’esperienza visiva che completasse le fotografie, offrendo un’estensione narrativa e sensoriale.
Il montaggio, fluido ma calibrato, lavora su respiri lunghi e stacchi netti. Ogni scena è un momento rubato, costruito con attenzione per sembrare spontaneo. La luce, ancora una volta, è protagonista: mai piatta, mai invadente. Sempre presente, sempre espressiva.
Una visione coerente e personale
Questo progetto è stato per me un punto d’incontro tra necessità e desiderio. Soddisfare un brief, certo, ma anche spingermi oltre. Evitare di ripetermi, trovare nuove soluzioni. Non si tratta solo di variare per principio, ma di cercare sempre un punto di tensione tra controllo e scoperta. È questo che rende ogni scatto interessante per me, ed è questo che credo arrivi anche a chi guarda.
Un buon ritratto non è mai solo “ben fatto”. È coerente, personale, costruito. È un’immagine che riesce a restare nella memoria. Se riesce a farlo senza effetti speciali, senza urla visive, ma solo con luce, composizione e presenza, allora il lavoro ha davvero senso.